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Caro Sidival, come può un frate francescano essere un artista di professione?

La vita religiosa viene in un certo qual modo percepita dalle persone come una vita molto impostata e rigida, in contrapposizione con un'attività così libera e liberante come l'arte. Sono sempre stato attratto dall’arte. Dipingevo e lavoravo alle mie tele in giovane età, quando vivevo in un piccolo paese del Brasile. Sono venuto in Italia attratto dall’arte, ma il mio processo artistico si è interrotto con la mia conversione, quando ho sentito il desiderio di vivere più radicalmente il Vangelo. Per un lungo periodo non ho dipinto, perché l’attività non era compatibile con la vita in convento. Ero molto impegnato nella formazione in teologia. Col tempo, tuttavia, ho riscoperto l'arte come spazio vitale della mia vita. Ho ricominciato a lavorare sulla materia attraverso il restauro; poi nuovamente a dipingere e ad esprimermi attraverso questo linguaggio. Pian piano realizzare opere è diventata una delle mie attività principali, artista ma sempre frate francescano. Il ricavato delle vendite delle opere è destinato a progetti di sviluppo in favore dell'infanzia, in tutto il mondo. Credo che l’unità interiore tra identità religiosa e artistica sia frutto della ricerca di equilibrio che non sempre mi è facile raggiungere, ma che pratico, passo dopo passo, da circa quindici anni. Quello che è importante per me è avere libertà interiore quando lavoro. Nel mio lavoro ci vuole grande pazienza che è una dimensione mal sopportata dall'uomo contemporaneo, sempre connesso e abituato al “tutto subito”. Il tempo spesso è percepito come “tiranno”, ma oggi so che il mio lavoro sarebbe molto complicato, forse impossibile, se avessi fretta, perché la realizzazione di un’opera è un processo molto lento. Sidival Fila


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